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500 euro per la cultura ai giovani, peggio che panem et circenses!

Il perché questa iniziativa va contro il buon senso e la cultura italiana stessa

500 euro per la cultura ai giovani, peggio che panem et circenses!

dabar Polemica

Appuntamento Italia

La Card da 500 euro nella finanziaria recentemente approvata dal governo per l'anno 2016, immagino e spero, abbia il presupposto di avvicinare i giovani alla cultura e allo stesso tempo movimentare l'economia in un settore che dovrebbe essere strategico in Italia; Italia paese della musica lirica, del rinascimento, con il maggior numero di beni culturali al mondo, etc.. etc..
Scusate la seguente polemica, che come ho spiegato in un post precedente, non è ne politica ne volontà di andare al governo, è solo il minimo che si possa esprimere, quando dopo il disastroso livello culturale che ha raggiunto questo paese, chi ci governa va diritto nella stessa direzione.

Non vorrei mettermi a fare conti, ma il giochino non funzionerà, non creerà ne cultura ne economia, se non la solita economia culturale di amici e parenti che fanno spettacoli, film con i soldi pubblici osannando chi i soldi glieli ha dati finora e ora trova un altro modo per foraggiare l'economia elettorale.

500 euro in 5 mesi, non un anno, sono si e no 1 concerto a settimana a 15 euro massimo in qualche circolo culturale ricreativo di natura politica, ARCI, AICS etc… , perché altrimenti i prezzi dei concerti di livello superiore, vanno dalle 30 euro in su; a questi aggiungerei non più di uno film o un ingresso a teatro al mese.

Mostre? Libri? Cd? Dvd? Non esageriamo .. anche perché i supporti audiovisivi, grazie al ex ministro Walter Veltroni hanno l'aliquota IVA come i beni comuni, non più agevolata come bene culturale.

Quindi non ci sarà un reale incremento di fruizione culturale, ne tanto meno un aumento del fatturato del settore, non parliamo di gettito fiscale.

A questa card aggiungiamo “Un fondo da oltre 100 milioni per la destinazione del due per mille dell'Irpef ad associazioni culturali”, più film, spettacoli ed altro finanziato dallo stato non per meriti ma per far numero, si ha il quadro esatto che il sistema cultura non ha virato di un grado dal disastro degli ultimi decenni.

Parliamoci chiaro, se ci si guarda intorno, ci si rende facilmente conto che in una città come Firenze, ci sono spettacoli che una persona normale si può permettere alcune volte l'anno e i “circoli culturali ricreativi”.
I teatri sono tutti in mano a associazioni vicini alla politica locale; ho sentito poche settimane fa uno sfogo di Natalino Ballasso, noto comico che denunciava di aver difficoltà a lavorare in teatri dove è presente una determinata parte politica, da lui indicata nella Lega.

Gli spettacoli teatrali, come le mostre, sono per la maggior parte finanziate dallo stato, con un commissario politico, non un impresario artistico, che decide chi fare andare avanti e chi no.

Non parliamo del cinema, dove non arriva lo stato direttamente ci arrivano le regioni, date un occhio a questo link su wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Commissione_cinematografica
fa rabbrividire, pensando che la miglior produzione cinematografica in termini di incassi italiana è “Quo vado?”

Walter Veltroni ha prodotto ben tre pellicole Quando c'era Berlinguer (2014), documentario , bambini sanno (2015), documentario, Milano 2015, con registi vari (2015), documentario.

I luoghi dove si suona musica, per la maggior parte in giro per l'italia sono circoli culturali ricreativi politici, dove di certo non si pesterà i piedi a chi ti fa suonare, per non parlare del concorso per le band emergenti della Regione Toscana 2016, dove difficilmente vincerà una band con una canzone che denuncia le tangenti dell'USL di Massa Carrara o i misfatti del MPS.

La cultura non è più in funzione della crescita intellettuale di un paese, ma in funzione di agevolazioni per far numeri, numeri dove il proselitismo politico non manca di sicuro e dove la cultura, intesa come capacita di elaborare un pensiero, libero e proprio, credo sia difficile possa fiorire e il sistema cultura come economia, come opportunità economica e di crescita di questo paese, non viene nemmeno preso in considerazione.

Cosa fare allora senza incorrere in un maggior esborso per le casse dello stato?

Semplice: far fare allo stato un passo indietro, meno soldi buttati via, affidarci alle leggi economiche, la domanda e l'offerta, abbassare le tasse, abbassare l'IVA sui prodotti culturali e spettacoli, abbassare il costo SIAE e non per ultimo le tasse e gli adempimenti burocratici a chi vuol fare spettacolo e cultura senza che sia un circolo o una associazione ammanicata con la politica; quanto paga una sala concerti di spazzatura per fare 2 serate a settimana?

Meno spettacoli? Meglio! Meglio 10 spettacoli che fanno cultura che 100 che fanno una coltura di rape autoreferenziata

Quando la cultura tornerà ad essere business, ci saranno persone interessate a fare cultura di qualità, ci sarà un economia fatta dalla cultura, fino ad allora Checco Zalone sarà il top della produzione cinematografica italiana.


Pubblicato il: 03/02/2016 da Enrico Maria Chellini

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