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ABBAS KIAROSTAMI: l'arte della semplicità

La regia come perfezioni, i cineasti contemporanei, di Gabriele La Rovere

ABBAS KIAROSTAMI: l'arte della semplicità

protagonisti Cineasti

Appuntamento data: 22/06/1940, Teheran, Iran

"Il pubblico si siede davanti allo schermo proprio perché desidera restare bloccato sulla poltrona ma al contempo viaggiare con la mente. Altrimenti non ha senso che il pubblico entri nelle sale cinematografiche, perché questo viaggio lo può fare da solo, all'esterno del cinema. Adesso che l'abbiamo inchiodato su questa sedia, abbiamo il dovere di fargli fare questo viaggio".
Sono parole di Abbas Kiarostami (Iran, 1940), pluripremiato regista persiano, uno dei più geniali cineasti contemporanei ed a prescindere dalle molteplici possibilità offerte della macchina cinematografica. Autore singolare di un cinema profondamente umanista, dietro un'apparenza di semplicità assoluta, è abituato a lavorare con il minimo dei mezzi disponibili, in un paese pieno di problemi come l'Iran. È straordinario nel filmare i gesti più elementari e non si cura che in minima parte dell'aspetto tecnico, ingaggia soltanto attori non professionisti in molti casi presi dalla strada.
Artista che non teme confronti, complesso e raffinato, le sue pellicole sono una sorta di film-documentario dove troupe e gente del luogo si mischiano divenendo tutti attori. Maestro di una sorta di neorealismo poetico, capace in uguale misura di ironia e tristezza, di pietà e cinismo, fra i suoi ispiratori, cita sempre Roberto Rossellini e il cinema italiano:"Ma io amo un cinema particolare, il cinema della scuola neorealista italiana". Tra i pochi aspetti tecnici che ritiene importanti, pone particolare attenzione al suono:"Il suono è molto importante per me, più importante dell'immagine"(...), "Attraverso la ripresa visiva, noi arriviamo, al massimo, a ottenere una superficie bidimensionale. Il suono conferisce a questa immagine la profondità, la terza dimensione. È il suono a colmare le lacune dell'immagine".
L'intera critica internazionale grida al miracolo per ogni suo nuovo film. Nato come pittore-fotografo-grafico pubblicitario, quale regista tra il 1960 e il 1969 realizza più di centocinquanta spot pubblicitari. Il primo lungometraggio, "Il viaggiatore" del1974, è tutto girato in presa diretta, con materiali inadeguati, di fortuna e con attori non professionisti. Dopo tre anni gira "Gli alunni della prima classe", un documentario vero e proprio: per soggetto la vita di una classe scolastica di bambini, trasformata per l'occasione in uno scarno set. Dal 1987 inizia a riscuotere un grande successo ai festival più importanti d'Europa, "Dov'è la casa del mio amico", premiato nell'89 a Locarno, è film al limite del documentaristico; Kiarostami, con poco, costruisce una suspance sbalorditiva, realismo e fantastico sono legati indissolubilmente, soprattutto attraverso l'impiego originale del sonoro.
Per "Close-up" il regista è capace di momenti lirici fantastici e nella storia realtà e menzogna si intrecciano continuamente, a detta dello stesso:"Credo che sia il mio miglior film". "E la vita continua...", premio Rossellini a Cannes nel 1990, è la consacrazione definitiva; ancora idee ed emozioni, in bilico tra la realtà e la finzione. Nella storia: dopo il terremoto (nel 1990 un sisma devastante, in Iran, ha prodotto cinquantamila morti), i protagonisti viaggiano attraverso uno straordinario paesaggio alla ricerca dei bambini protagonisti del precedente film "Dov'è la casa del mio amico". Di seguito, l'affascinante "Sotto gli ulivi", è del 1994: racconta di un regista sul set di "E la vita continua..." in un luogo dell'Iran da poco terremotato. Opera dalle immagini vere, un making del terremoto o un documentario? Lavoro difficile a spiegarsi; solo quindici pagine di sceneggiatura e tanta improvvisazione, in definitiva un incredibile saggio di cinema sul cinema, diretto, sceneggiato, montato e prodotto da Abbas Kiarostami. A questo punto il cineasta è così idolatrato dalla critica internazionale cheLes Cahiers du Cinéma gli ha dedicato un intero numero. Anche un grande maestro come Akira Kurosawa ha definito i film di Kiarostami, meravigliosi. Altri ancora hanno dichiarato che "Sotto gli Ulivi" è il più bel film dell'ultimo decennio. Insomma il cineasta iraniano oggi riscuote una stima ed una considerazione eccezionali.
Nel 1997 è Palma d'Oro al festival di Cannes per "Il sapore della ciliegia". Ricordiamo inoltre, la particolare propensione nel riprendere i bambini, in modo così realistico, come nessuno dei suoi colleghi. Nelle riprese i visi vengono contemplati, esplorati e rivelati, al punto da sbalordire il grande Akira Kurosawa. Concludiamo con un autocitazione in contrasto con il suo cinema fatto di poco (dagli scarsissimi mezzi tecnici):"Comunque, nei miei film non vi è nulla che sia dovuto al caso, anche se non esiste una sceneggiatura scritta".

Foto ripresa da : https://it.wikipedia.org/wiki/Abbas_Kiarostami

Regista
Il pane e il vicolo (Nan va Koutcheh) (1970) - cortometraggio
Il viaggiatore (Mossafer) (1974)
Gozaresh (1977)
Dov'è la casa del mio amico? (Khane-ye doust kodjast?) (1987)
Compiti a casa (Mashgh-e Shab) (1989)
Close Up (Nema-ye nazdik) (1990)
E la vita continua (Zendegi va digar hich) (1992)
Sotto gli ulivi (Zire derakhatan zeyton) (1994)
Il sapore della ciliegia (Tam-e gilas) (1997)
Il vento ci porterà via (Bad ma ra khahad bord) (1999)
ABC Africa (ABC Africa) (2001) - documentario
Dieci (Dah) (2002)
Five (Five Dedicated to Ozu) (2004) - documentario
10 on Ten (2004) - documentario
Tickets (2005)
Chacun son cinéma (2007) - Episodio Where is my Romeo?
Shirin (2008)
Copia conforme (Copie conforme) (2010)
Qualcuno da amare (Like Someone in Love) (2012)

Sceneggiatore
Oro rosso (Talā-ye sorkh) (2003) di Jafar Panahi


Di: Gabriele La Rovere

Fonte: Gabriele La Rovere

Pubblicato il: 18/04/2017 da Gabriele La Rovere

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