Musica, concerti, cinema spettacoli, eventi cultura, viaggi, life style cinema, concerti, dischi, artisti, registi, vino, enoteche
by bitit
Cocktails di Bit Shekerati a modo nostro - Cinema, Musica, Libri, Teatro, Cibi, Bevande, Viaggi
Menu
agenda spettacoli in programmazione
agenda spettacoli in programmazione

LA FOTOGRAFIA CINEMATOGRAFICA

quale estetica dell'immagine

LA FOTOGRAFIA CINEMATOGRAFICA

cinema Rubriche


"Io credo che ognuno di noi dia una parte della propria vita quando tenta di scrivere con la luce la storia di un film; proprio come fa l'autore musicale con le note, lo sceneggiatore con le parole, così facciamo noi scrivendo con la luce"
(Vittorio Storaro)



Nel cinema d'autore, il cineasta unico responsabile del processo filmico non di rado firma, oltre alla regia, anche altri incarichi cardine del ciclo produttivo, importanti sia dal punto di vista tecnico che artistico: la produzione ma anche il soggetto, la sceneggiatura, il montaggio, in alcuni casi la musica (Charlie Chaplin e John Carpenter ad esempio) e addirittura l'interpretazione quale protagonista (ancora Charlie Chaplin e Orson Welles soltanto a citarne due!). Il regista autore unico non è poi tanto una rarità, basta che possieda pregevoli capacità espressive e buon potere contrattuale presso i produttori ed ecco che potrà seguire personalmente tutto il ciclo di lavorazione e nelle sue singole sfaccettature, fino al montaggio finale, il director's cut.

Ma se c'è un incarico che di solito non assume personalmente è la fotografia; il responsabile di essa, il direttore della fotografia, è spesso il suo collaboratore più importante, il suo braccio destro. Sostiene Vittorio Storaro tra i più importanti in questa professione e vincitore di tre premi Oscar: "L'autore della fotografia esprime una creatività del tutto personale, che certo si concilia a un'orchestrazione più ampia diretta dal regista, ma che si specifica e connota proprio a partire dalla capacità di un autore d'imprimere nell'opera un tratto del tutto personale ed ideativo" e continua ancora,"Chi decide la composizione dell'immagine? Certo lo spazio è deciso dal regista, certo lo spazio è riempito da quel numero di coautori, come lo scenografo, il costumista, il montatore, l'attore, eccetera, ma chi dà il modo di vedere, credo sia essenzialmente colui che in questo momento chiamiamo direttore della fotografia".Per Federico Fellini "Il film si scrive con la luce" e se lo stile di un autentico cineasta si esprime con la luce, la fotografia di un film allora è la regia della luce!

Il direttore della fotografia è un tecnico altamente specializzato e dotato allo stesso tempo di capacità espressive e qualità artistiche; è nel modo in cui realizza la fotografia che si caratterizza quale artista. Il regista può seguire in prima persona la fotografia usufruendo del responsabile di quest'ultima come tecnico sul campo, oppure la delega completamente ad un direttore esperto e originale che ha una certa autonomia e che con il regista si confronta durante la preparazione del film per pianificare il taglio dell'immagine che si vuole ottenere. Quindi la luce di un film dipende genericamente dal regista ma in via specifica è compito del direttore della fotografia, conosciuto anche come autore della fotografia o operatore capo. Per Abel Gance: "Il Cinema è la musica della luce"; con la fotografia si dà senso e rilievo agli spazi, in altezza, in larghezza, e nella profondità attraverso giochi di luci e ombre conferendo l'atmosfera a tutta l'opera; ma la fotografia è anche tutto ciò che concerne l'immagine e la composizione dell'inquadratura. Per Louis Delluc: "Il Cinema è pittura in movimento".

Il direttore della fotografia ricopre fondamentalmente tre incarichi: illuminare, inquadrare e impostare l'apertura dell'obiettivo ovvero il diaframma (definisce la quantità di luce che va ad impressionarsi sulla pellicola); è responsabile dell'immagine e per essa dell'illuminazione della scena e non solo con gli impianti luce veri e propri, le lampade per intenderci, ma sceglie anche la pellicola e per essa l'obiettivo, la sua apertura e i filtri; inoltre dirige gli operatori, gli assistenti, i macchinisti e gli elettricisti, collabora strettamente con lo scenografo, l'arredatore e il costumista.

Inquadrare è una questione non solo tecnica ma anche artistica; inquadrare significa definire i limiti spaziali di ciò che viene ripreso. Le inquadrature possono essere soggettive, quando cioè la macchina da presa vede attraverso gli occhi di un personaggio della scena, e oggettive quando la macchina vede ciò che accade da un punto esterno ad essa. Le inquadrature inoltre vengono classificate per convenzione in relazione ad una figura umana in piani, quando si filma un personaggio ben presente sulla scena, primissimo piano, primo piano, piano medio, piano americano e figura intera, e in campi, quando la figura umana nell'inquadratura è un elemento secondario, campo totale, campo medio, campo lungo e campo lunghissimo; ricordiamo per ultimi il fuoricampo ed il dettaglio.

Inquadrature straordinarie e toccanti, tramonti commoventi, albe suggestive e panoramiche pittoresche, sono frutto della collaborazione tecnico-artistica tra regista, direttore della fotografia e scenografo in percentuali diverse a seconda dei casi. L'uso della luce è strumento espressivo cardine nella cinematografia. È possibile illuminare un soggetto in cinque modi diversi: frontalmente, lateralmente, dall'alto, dal basso e da dietro (controluce) e in tutte le loro combinazioni, fino alla luce diffusa che illumina le zone oscure ammorbidendo le ombre. Frontalmente il soggetto viene schiacciato verso il fondo e in controluce ne risulta fortemente in rilievo. Con luce laterale invece si mettono in evidenza le superfici e la loro natura nello spazio. Naturalmente illuminando la scena in modo diverso avremo una grande varietà di forme artistiche: si potrà avere una fotografia «impegnativa» e quindi fortemente espressiva e personale oppure «trasparente» cioè inespressiva e a totale servizio della narrazione, (così come accade nel corrispettivo montaggio trasparente). La luce può essere normale o filtrata, naturale o artificiale; quest'ultima permette maggiori possibilità espressive.

La luce modella dando espressione ai volumi e per questo è fondamentale nei suoi aspetti tecnico-artistici. Per Vsevolod I. Pudovkin, "Un attore non illuminato non esiste nella macchina da presa".


Di: Gabriele La Rovere

Fonte: http://www.laregiacomeperfezione.it/

Pubblicato il: 13/02/2017 da Gabriele La Rovere

-